Cannes, Robin Wright: “Trump ci ha rubato l’idea per ‘House of Cards 6’ e io spero in Michelle”

Claire Underwood è a Cannes. Ed è un fiume in piena parla di tutto: del suo debutto da regista cinematografica con un corto, di come ha raccolto il testimone di David Fincher dirgendo sette episodi della serie, dell’atteso Wonder Woman e del prossimo Presidente degli Stati Uniti che, lei spera, fortemente sarà una donna. E infine tenta di raccapezzarsi sulla questione Netflix anche se le è difficile prendere posizione.

In attesa di vedere la quinta stagione di House of Cards, che debutterà il 31 maggio su Sky Atlantic e in cui Claire sarà sempre più protagonista come si è visto dalle prime immagini in cui un’accorata (ma solo in apparenza) First Lady chiede agli americani di essere occhi e orecchie per il Presidente, Robin Wright è sulla Croisette. Per presentare il suo debutto da regista, il cortometraggio The Dark of Night in bianco e nero ambientato nella Chicago degli anni Trenta, e per partecipare a Women in Motion, una serie di chiacchierate sul tema del cinema e delle donne che quest’anno vedranno protagoniste anche Isabelle Huppert, Salma Hayek, Diane Kruger. Il corto è la storia di una ragazza che mentre va a un colloquio di lavoro finisce in una tavola calda durante una tempesta, dove si troverà coinvolta nella violenza di un uomo su una donna.
Femminismo, femminilità e pari opportunità. “Il mio cortometraggio anche se è ambientato negli anni Trenta affronta proprio il tema dell’uguaglianza di genere. Per me è stato un esercizio, quasi un gioco in cui ho coinvolto tutta la troupe di House of Cards, che ha scelto di lavorare gratis un weekend a Baltimora, abbiamo girato per dodici ore e tutti hanno fatto del loro meglio. La questione del femminismo mi è molto chiara: significa semplicemente eguaglianza, paghe uguali a quelle degli uomini, punto e basta. Gli incontri come questo possono servire a far cambiare qualcosa nell’industria, noi da parte nostra dobbiamo amplificare le voci, parlare forte e chiaro e sfruttare i social media e le cose cambieranno”.

Tappeti rossi e femminismo. E a chi le chiede come si può conciliare femminismo e femminilità in un ambiente come quello dei festival dove tutta l’attenzione è puntata sul tappeto rosso, Robin Wright risponde: “I red carpet sono semplicemente eventi di moda, tu fai un favore a loro portando gli abiti degli stilisti in passerella e loro ne fanno uno a te prestandoli. Tutto questo non credo abbia niente a che vedere con il femminismo. Perché nessuno fa mai questa domanda agli uomini? Forse perché c’è poco da dire sugli smoking”.

‘House of Cards’ una famiglia e una scuola di cinema. “Lo show per me ormai è veramente come una famiglia; siamo come fratelli e sorelle. Ad un certo punto si è dovuto decidere chi avrebbe diretto alcuni nuovi episodi e mi hanno semplicemente detto ‘Provaci’. Ho fatto la mia scuola di cinema tramite Netflix e per questo gli sarò eternamente grata. David Fincher mi ha dato la sua benedizione equando io l’ho chiamato pietrificata dalla paura e l’ho supplicato: ‘aiutami, aiutami, aiutami. Dimmi anche solo una cosa che possa essere come la torcia del testimone nella maratona’. Lui mi ha detto: ‘Ogni scena che tu dirigerai, ma questo vale anche per ogni scena in cui reciterai pensa sempre a questo concetto: la condotta sopra il tempo, è una frazione”.

Claire Underwood, Lady Macbeth sì ma anche Macbeth. “Io avevo fatto televisione all’inizio della mia carriera, avevo lavorato nelle soap opera molti anni fa. Quando mi hanno proposto House of Cards mi hanno detto: ‘faremo qualcosa di completamente diverso. Vogliamo svilupperemo un personaggio femminile come non è mai stato fatto prima, Claire Underwood non sarà semplicemente una moglie. Vogliamo che ci aiuti a svilupparlo’. L’intenzione del creatore dello show era quella di ricreare in Claire la perfetta unione dei due generi come sia in lei ci fosse l’unione del femminile e maschile. Fin da prima che arrivassi sul set mi avevano detto di immaginarmela come una moderna Lady Macbeth, ma lei è molto di più”.

Trump e la sesta stagione e Michelle Presidente. “Se ci ispiriamo ai fatti della politica americana per il nostro show? Bé in realtà le storie che raccontiamo possono essere ambientate in qualunque campo non certo solo la politica. E’ sufficiente accendere la televisione e vedere nei telegiornali cosa accade nel mondo ogni giorno. Poi in questi giorni… Donald Trump ci ha rubato tutte le idee per la sesta stagione. Seriamente non so come faremo”. E alla domanda se vede nel futuro degli Stati Uniti un Presidente donna Robin Wright prima ha scherzato: “Nella prossima stagione? Chissà”. Poi più seriamente: “Dopo questa elezione ero alla ricerca di una luce, dovevo assolutamente vedere un po’ di speranza da qualche parte, mi chiedevo come potremo andare avanti così per quattro anni. A quel punto ho cominciato a fantasticare, a pensare a quando i miei figli saranno grandi e magari per allora avremo un Presidente degli Stati Uniti donna. Io voglio Michelle Obama in quel posto, credo che sarebbe un’ottima presidente per il nostro paese. Forse ci vorrà ancora del tempo perché Michelle riesca a mandare il suo messaggio a tutti, ma ce la farà”.

Netiflix, una questione complessa. Interrogata come regista e come protagonista di una delle serie Netflilx di maggiore successo sulla polemica che impazza a Cannes, ieri rilanciata dal Presidente di giuria Pedro Almodovar, l’attrice prende tempo. “Non so nulla di questa polemica e faccio fatica a commentare una questione che riguarda strettamente questo paese che non conosco bene. Negli Usa Netflix è una nuova piattaforma ed è difficile fare critiche o analisi come quando si è di fronte a qualcosa di totalmente nuovo che puoi prendere quanto vuoi e nella quantità che vuoi”. Conciliante, poi però conclude: “La sala cinematografica sarà sempre la prima scelta e capisco che per un regista non sia il massimo pensare che possano vedere il tuo film sul cellulare”.

‘Wonder Woman’, amore e giustizia. Robin Wright sarà anche nel cast dell’attesissimo film tutto dedicato alla supereroina con Gael Gadot firmato dalla regista Patty Jenkins: “Quello che è veramente bello di questo film è il fatto che consegnerà finalmente un supereoina ad una nuova generazione di ragazze e ragazzi ma badate bene il messaggio del film non è semplicemente potere alle donne ma amore e giustizia”.

 

Fonte: Repubblica.it

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