Indagine Mediobanca settore vinicolo: difficoltà sulla sostenibilità

Banche e Assicurazioni (5,2%) sono assenti nelle imprese meno grando
Tra le aziende vitivinicole italiane le imprese a carattere familiare rappresentano il 64,8% del patrimonio netto, e se si considerano anche le cooperative la quota sale all’81,4%. Questo emerge da un’indagine dipartimentale condotta sul territorio dell’Area Studi di Mediobanca.

Gli investitori finanziari detengono il 10,9% del capitale azionario. Le piccole aziende mancano di Banche e Compagnie assicurative (5,2%), mentre i fondi di private equity (4,1% del patrimonio netto) partecipano nei capitali delle principali imprese vinicole a prescindere dalle loro dimensioni.

Al diminuire della dimensione scende anche la quota dei proprietari non italiani, che rappresentano il 7,6% del capitale sociale. Trascurabile il rapporto con i mercati finanziari: solo due società sono quotate all’AIM dal 2015 (Masi Agricola e IWB).

La sostenibilità deve essere migliorata, sottolinea la ricerca. Solamente il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane redice un bilancio di sostenibilità (il 38,6% dei produttori con fatturato superiore a 50 milioni di euro).

Le ragioni più importanti sono complessità del processo di validazione o valutazione finale (il 26,8% delle imprese), mancanza di benchmark di riferimento o best practices (14,3%), difficoltà nell’integrazione delle funzioni aziendali rilevanti, mancanza di competenze specifiche (10,7%).

Ciro Di Pietro

Immagine di fxquadro su Freepik

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