Renzi, telefonata al padre: «Non dire bugie, quando hai visto Romeo?» Lui: «Confermata la mia serietà»

«Il 2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina Tiziano Renzi parla al telefono con il figlio Matteo. I magistrati lo stanno intercettando nell’ambito dell’inchiesta Consip nella quale il padre dell’ex premier è in quel momento indagato per traffico di influenze con il “facilitatore” e amico carlo Russo». Inizia così il brano del libro del giornalista Marco Lillo — «Di padre in figlio» — riportato oggi dal «Fatto quotidiano», nel quale viene riferito il contenuto di una telefonata che sarebbe avvenuta tra l’allora ex presidente del Consiglio e segretario uscente del Partito democratico e suo padre. Una telefonata che — scrive l’ex presidente del Consiglio su Facebook — «conferma la mia serietà».

L’intercettazione
Nel corso della telefonata, Matteo Renzi avrebbe fatto riferimento all’inchiesta nella quale suo padre è implicato: «Un presunto caso di corruzione, traffico illecito di influenze e soffiate istituzionali», scrive Lillo, «in cui sono coinvolti un imprenditore napoletano, Alfredo Romeo; alcuni dirigenti della Consip che si occupa di gran parte degli acquisti della Pubblica amministrazione», Tiziano Renzi e Luca Lotti. Secondo quanto riportato da Lillo, Renzi avrebbe più volte, e con decisione, chiesto conto al padre di un incontro con Romeo «nel periodo in cui l’ amico Carlo Russo contrattava un pagamento di 30 mila euro al mese per Tiziano con lo stesso Romeo». L’ex premier sa, scrive Lillo, «che rischia di essere intercettato». Ma fa trasparire ugualmente quella che il «Fatto» definisce la «sfiducia» nei confronti del padre, e l’esigenza che sulla vicenda venga fatta chiarezza, una volta per tutte. «Devi dire nomi e cognomi» ai magistrati, avrebbe detto l’ex premier, chiedendo poi esplicitamente: «È vero che hai fatto una cena con Romeo?».

Fonte: Corriere

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