MILANO – La bomba arriva direttamente dall’Università degli studi di Milano e a sganciarla è Piero Ausilio, direttore sportivo dell’Inter che, a microfoni spenti, nel corso del suo intervento, spara a zero su squadra e società. “Ad Appiano non ci sono giocatori che non si allenano. Si allenano tutti. Il vero problema è che manca il senso di solidarietà, non sono riusciti a creare il gruppo per questioni di etnia, di età, ma anche di personalità e valori umani. Ci sono tanti gruppetti e tanta gente che pensa a se stessa. Ognuno non fa più del suo, non c’è grande personalità e forza d’animo”.
DA MORATTI AI CINESI – Ma c’è spazio anche per la società. “All’Inter bisognerebbe essere più bravi nella comunicazione. Inoltre serve continuità. Siamo al terzo anno e stiamo avviando il terzo progetto. Abbiamo abbandonato il concetto di una proprietà stupenda, come è stata quella di Moratti, che però era prettamente a gestione familiare, con una logica ben precisa. Ha sempre vinto seguendo un percorso di passione, non di business e infatti Moratti non ha guadagnato un euro dall’Inter. Poi c’è stato un signore in Indonesia (Thohir, ndr) che ha comprato il club, ha fatto un bel business e ha sicuramente favorito l’Inter in un percorso che oggi è quello rinforzarsi nelle logiche del nuovo mercato. Oggi tutto deve essere proporzionato ai ricavi, non è possibile pensare che nel calciomercato si possano spendere 200 o 300 milioni di euro. E non perché non lo si voglia, ma perché è impossibile. Noi oggi abbiamo una proprietà forte, solida. La nuova proprietà cinese potrebbe tranquillamente comprare i giocatori più famosi tipo Cristiano Ronaldo, ma la verità è che non possiamo farlo, perché c’è quel famoso Financial Fair Play.
I TROPPI CAMBI IN PANCHINA – Sul bilancio della stagione pesano i tanti cambi in panchina, ben quattro. “Abbiamo iniziato con grande entusiasmo, c’era un allenatore (Mancini, ndr) che aveva iniziato la preparazione e poi a una settimana dall’inizio della stagione si decide di mandarlo via. E così siamo andati su un tecnico (De Boer, ndr) che non conosceva il calcio italiano. Ma in quel caso non è un modo di cominciare la stagione, perché si parte male, in ritardo rispetto agli altri. Devi cominciare da capo con la preparazione, con la conoscenza dei calciatori e devi anche riprendere il concetto di squadra, dato che chi c’era prima preferiva un modulo diverso, o si fidava di alcuni calciatori invece che di altri”. Per il futuro si cerca di convincere Conte. “Cerchiamo più che altro un allenatore di quel tipo”.
Fonte: Repubblica.it